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  • Immagine del redattoreRedazione

ASSURDO! Strangolata e uccisa dal figlio nominato suo amministratore di sostegno dal tribunale.

Storie complicate. Brutte storie di persone che spesso non riescono ad uscire dal loro stile di vita negativo o che semplicemente chiedono un aiuto ai servizi sociali per poter riuscire a rialzare la testa. Storie che a volte non riescono a trovare un lieto fine nonostante siano studiate e gestite da medici esperti, psicologi e sociologi.



Lo dimostra la storia di una famiglia di Breno, paesino bresciano della Val Camonica di circa 5.000 abitanti, situato ad un altitudine di 343 metri. Una storia che non ha avuto il doveroso clamore mediatico che meritava. Una storia che desidero comunque raccontarvi per via dell’inadeguatezza a mio avviso, di un servizio sociale incapace di svolgere come dovrebbe il proprio mestiere.

Vittima di questa storia, una donna di 52 anni. Francesca Mesiano, abbandonata dal marito e costretta a chiedere l'elemosina in paese per poi essere uccisa brutalmente dal figlio che nominato tutore amministrativo, avrebbe dovuto proteggerla.


Una storia che indigna. Tutti conoscevano Francesca, originaria della Calabria, e residente in paese da diversi anni. La sua terribile vita inizia quando decide, pensando di aver trovato l'uomo della sua vita, di sposarsi. L'uomo titolare di un'impresa di costruzioni, dopo pochi mesi però decide di mollare tutto e di andarsene senza dare spiegazione alcuna. Sparisce nel nulla e si reca in Germania e successivamente nel milanese, lasciandola piena di debiti e problemi.


Abbandonata e con famiglia da crescere, Francesca le prova tutte, ma la depressione e la disperazione di quanto successo la portano a perdersi in alcuni vizi. Finisce così ad elemosinare in strada anche di notte, nonostante il sostegno dei servizi sociali, e va a vivere in una casa del comune.

Sotto richiesta del servizio sociale, il tribunale decide di nominare il figlio muratore disoccupato 24enne, amministratore di sostegno della donna, ed è proprio lui, Vincenzo Capano, che a seguito di un litigio la ucciderà soffocandola. Quel 24enne con qualche piccolo precedente penale alle spalle che oggi si trova nel carcere di Brescia dopo aver confessato: "Ho ucciso mia madre, ma non so spiegare perché"...


Gli agenti hanno indagato a fondo, non credendolo capace di un gesto simile.

Una storia iniziata male e finita peggio che porta moltissime domande: Perché nominare il figlio amministratore?... Perché la donna era quasi ogni giorno sola, dato che il figlio si era spostato nella casa della sorella, ragazza madre, lasciando la donna nella più totale solitudine?... Perché non si è intervenuti con un adeguato sostegno psicologico?... Quanti perché... Forse troppi per poter dare risalto ad una notizia di questo genere, sui media nazionali.


Nicola Scillitani

Direttore del blog

InVeritas Press


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