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Indagine sul Covid19 nelle strutture di accoglienza: "...solo su coloro che sono stati intercettati"

Il ministro della salute ha svolto un'indagine nazionale al fine di individuare i casi di Covid-19 presenti nelle strutture di accoglienza dei migranti. L'indagine con partecipazione facoltativa tramite questionari e schede da compilare, è stata effettuata in un periodo compreso tra l'11 maggio e il 12 giugno 2020. I risultati sono riferiti a 5.038 strutture di accoglienza su 6.837 censite dal ministero dell'interno, quindi con una copertura del 73,7%. L'indagine è riferita solo a coloro che sono stati in grado di intercettare e va considerato che nella stragrande maggioranza i migranti arrivano in italia senza mascherine e in corposi assembramenti.



L'indagine è stata condotta in un periodo osservazionale corrispondente alla cosiddetta “fase 1” dell’emergenza e che ha coinvolto i responsabili delle strutture attraverso la compilazione di un questionario on-line, tenendo presente che al complessivamente, al 15 luglio 2020, il sistema accoglienza italiano ha accolto 85.498 persone.


I migranti, viene specificato nella scrittura della relazione, giungono sul territorio italiano in modo diretto e spontaneo e solo laddove intercettati, vengono sottoposti ai primi controlli dell’autorità sanitaria e ricondotti all’interno del flusso sopra descritto. Se positivi al tampone, essi vengono accolti in strutture per la quarantena o per l’isololamento.


L'INDAGINE NEL DETTAGLIO:


La copertura stimata rispetto al numero degli ospiti presenti è stata di circa il 70%, considerando che, secondo i dati del Ministero dell’Interno, il numero complessivo di persone ospitate nel sistema di accoglienza al 31 maggio 2020 era pari a 85.730.


ADESIONE ALLA PARTECIPAZIONE ALL'INDAGINE:

Maggiore al Nord (75,3%) rispetto al Centro (72,5%) e al Sud (70,1%). Oltre la metà delle strutture di accoglienza partecipanti è concentrata in Emilia-Romagna (17,0%), Lombardia (14,9%), Piemonte (12,0%) e Lazio (9,1%).


Nelle 5.038 strutture partecipanti sono stati accolti 59.648 ospiti, distribuiti per oltre la metà al Nord (51,1%) e, in particolare, in Lombardia (14,8%), in Emilia Romagna (10,5%) e in Piemonte (9,8%). Nelle strutture di accoglienza del Centro erano presenti il 19,8% degli ospiti, in particolare del Lazio (10%), mentre nelle strutture del Sud il 29,1%.

Le strutture che hanno accolto mediamente più persone sono quelle del Sud (17,2 ospiti), in particolare di Campania (21,5), Sicilia (20,8), Abruzzo (19,4) e Sardegna (17,8 ospiti); le strutture di accoglienza del Centro hanno accolto mediamente 12 persone e quelle del Nord mediamente 10 persone ciascuna.


Le cittadinanze più rappresentate nelle strutture di accoglienza (53% degli ospiti complessivi) erano: Nigeria (27,2%), Pakistan (11,8%), Gambia (7,8%) e Bangladesh (6,2%).

CASI SOSPETTI DI CORONAVIRUS:

I casi sospetti sono stati 572, distribuiti in 169 strutture, presenti in 15 Regioni. Le strutture con almeno 1 caso sospetto erano concentrate per oltre l'80% nel Nord, corrispondenti al 4,5% del numero di strutture partecipanti; il 2,2% delle strutture nel Centro ha avuto almeno 1 caso sospetto, l’1% nel Sud. Nelle strutture di accoglienza del Nord è stato registrato il 90,2% dei casi sospetti, il 7,2% al Centro e il 2,6% al Sud. La proporzione di casi sospetti sul totale degli ospiti è stata maggiore al Nord (1,7%), rispetto al Centro (0,3%) e al Sud (0,1%); le concentrazioni massime e minime di casi sospetti sono state rilevate, rispettivamente, in Trentino-Alto Adige (8,7%) e in Friuli Venezia Giulia (0,6%).


Un numero di 512 casi (89,5% dei sospetti) è stato notificato alla ASL, che ha provveduto a prescrivere la quarantena nel 39,6% dei casi fuori dalla struttura e nel 51,4% presso la struttura stessa. Il 44,1% dei sospetti in quarantena presso la struttura è stato isolato in una stanza singola con servizi privati.


CASI CONFERMATI DI CORONAVIRUS:

I casi confermati sono stati 239, distribuiti in 68 strutture, 8 Regioni (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio, Molise) e 25 Province. Il numero mediano di casi confermati per Provincia è risultato pari a 2. Quasi la totalità delle strutture con almeno un caso confermato (66; 97,1%) si trova al Nord, in particolare in Lombardia (19; 27,9%) e in Piemonte (15; 22,1%). La proporzione di casi confermati sul totale degli ospiti è risultata pari allo 0,38%, più elevata al Nord (0,8%) rispetto al Centro (0,02%) e al Sud (0,01%). Le strutture di accoglienza del Nord hanno infatti registrato la quasi totalità dei casi confermati (236; 98,7%), di cui oltre la metà in Piemonte e in Lombardia (61; entrambe 25,5%).


Il 60,7% dei casi confermati aveva meno di 30 anni di età, e l’80,8% tra i 20 e 34 anni. Le persone che hanno contratto il virus erano prevalentemente uomini (90,8%) e per il 38,5% avevano un titolo di studio primario (nel 48,5% dei casi confermati l’informazione sull’istruzione non era disponibile).


Tutti i casi confermati sono stati notificati alla ASL, che ha provveduto a prescrivere l’isolamento presso la struttura per 61 persone (25,5%). Tra gli isolamenti presso la struttura, 33 (54,1%) sono avvenuti in una stanza singola con servizi privati, mentre 14 (23,0%) in una stanza con altri positivi al virus e 5 (8,2%) in una stanza singola con servizi condivisi.

Un numero di 62 positivi (25,9% dei confermati) ha avuto necessità di ricovero ospedaliero, di cui 2 in terapia intensiva. Tra i ricoverati, 34 (54,8%) non erano ancora stati dimessi alla fine della rilevazione dell’indagine, mentre dei 28 dimessi (45,2% dei ricoverati), 1 era risultato essere ancora positivo al tampone. La durata mediana della degenza è risultata pari a 20 giorni. Il 56,5% dei casi ricoverati presentava temperatura superiore a 37,5 °C, il 29% presentava mal di testa, mialgia o artralgia, il 24,2% presentava sintomi di affaticamento o dispnea, mentre il 14,5% riferiva tosse secca. La presenza di sintomi era assai meno frequente tra i casi non ricoverati. Tra i casi di COVID-19 nelle strutture di accoglienza non sono stati osservati decessi.


Nessun allarme Covid-19 quindi nei centri di accoglienza dei migranti in Italia?

"L'indagine effettuata mostrata in prevalenza di casi positivi in queste strutture è infatti del tutto analoga a quella rilevata nella popolazione generale, con una distribuzione geografica, e un gradiente Nord-Sud, conforme a quello osservato nel Paese". E' ciò che viene spiegato da chi ha portato avanti la ricerca.


Peccato però che ci si dimentichi di menzionare le tante sommosse che quotidianamente avvengono nei centri di accoglienza e quarantena, oppure casi come quello avvenuto nel centro di accoglienza di Gualdo Cattaneo a luglio del 2020, quando 23 migranti fuggirono prima del tampone. Situazioni all'ordine del giorno che mettono a rischio la sicurezza e la salute di tutti. Basta che una mina vagante infetta, riesca a fuggire e che magari salga su un bus, per scatenare una reazione a catena. Per non parlare di tutti quegli sbarchi di cui non si riesce a tener traccia. In situazioni come queste non si può essere uno stato groviera. Il rischio è altissimo.

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