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PERDERE QUALCUNO DI IMPORTANTE: IL LUTTO.

Della D.ssa Kristen Iaria - “The Queen is dead” è quello che stiamo leggendo in questi giorni. La Regina d’Inghilterra è morta, e come spesso accade sui social ci si burla di come i “parenti” vivano il suo decesso. Ma cosa è veramente il LUTTO? Il lutto è una condizione di sofferenza che proviamo in seguito alla perdita di una persona significativa per noi. Questa condizione di vita può essere accompagnata da un’ampia gamma di manifestazioni emotive: pianto, collera, isolamento, disperazione, incredulità, sensi di colpa, desiderio di ricongiungersi con la persona, apatia, calo dell’appetito, tristezza, dimagrimento, insonnia, ansia e depressione. Per questo motivo è importante distinguere il “lutto sano” dal “lutto patologico”.



Il lutto sano è il tempo necessario alla mente per elaborare gli eventi spiacevoli. Terminato questo periodo accettiamo la perdita e, dopo una fase di profondo dolore, si riesce a riprendere in mano le redini della nostra vita. Nel lutto patologico, invece, qualcosa si inceppa: non riusciamo a superare la perdita e a reinvestire le nostre energie nelle faccende quotidiane. È come se la mente non riuscisse a digerire quello che è accaduto e fosse costantemente sommersa dalla sofferenza causata dalla perdita, come se entrassimo in un circolo vizioso che non tende a stopparsi. La nostra vita viene abbigliata da una depressione cronica, tanto che spesso causa isolamento patologico. Il dolore è troppo forte che quasi ci soffoca tanto da smettere di prenderci cura di noi stessi.

 Può capitare che la sofferenza causata dalla perdita può essere negata e rifiutata sviluppando un’allegria e un’energia che appaiono vistosamente inappropriate rispetto al momento. Queste reazioni, di tipo maniacale, hanno la funzione di difenderci dal contatto con il dolore che ci logora.

L’esperienza del lutto riguarda anche la perdita di idee, ambizioni, progetti, obiettivi e oggetti su cui la persona ha effettuato un considerevole investimento affettivo. Quando qualcosa non va secondo i nostri piani, infatti, si verifica una frattura tra l’ideale (ciò che volevamo accadesse) e la realtà (ciò che accade veramente): ci sentiamo abbattuti, tristi e sfiduciati e abbiamo bisogno di un po’ di tempo per riprenderci. La mancata realizzazione di ciò su cui abbiamo investito, soprattutto in persone con un’autostima fragile, determina una ferita profonda, che può causare l’insorgenza di vissuti depressivi e che spesso ci culliamo con i testi delle canzoni per gestire i nostri sentimenti legati al lutto, ma che non curano anzi.


► “Chi resta qui, spera l’impossibile” shock, ottundimento, patti con il diavolo, a volte reagiamo al lutto con uno stato di incredulità e negazione, anche quando la morte è frutto di una malattia prolungata. Si tratta di un fenomeno di rimozione che di solito dura poche ore o al massimo qualche giorno e svanisce man mano che si moltiplicano le occasioni per parlare del decesso con altre persone.

► “se tornerai magari poi, noi riconquisteremo tutto” nostalgia e desiderio di rivedere la persona deceduta interferiscono con la capacità di concentrarci. La mancanza è troppa, come se gli altri non esistessero più. Questo fenomeno si ripresenta ogni volta che sentiamo il bisogno di protezione.

► “mi hai lasciato da solo davanti a scuola” il vuoto, sentiamo di aver perso una parte di noi molto importante. Questo vuoto può sparire con il tempo o, almeno, attenuarsi.

► “e adesso vattene via” la rabbia è il sentimento più comune che può essere rivolta contro il destino oppure contro la persona che è mancata. Un po’ di rabbia è normale e salutare.

► “vorrei uscire dalla casa ma i ricordi non mi fanno ancora muovere”, tristezza e depressione purtroppo sono spesso i sentimenti dominanti nel tempo, ma non sono presenti in egual modo in tutti. L’intensità della tristezza non è una misura di quanto si è voluto bene a chi non c’è più, ma dipende dal modo con cui ciascuno di noi reagisce. È normale essere depressi per qualche mese dopo una grave perdita.

►” un giorno ci rincontreremo ancora chissà dove”, la fase di accettazione non corrisponde a un ritorno alla normalità precedente la perdita anzi spesso è una speranza illusoria. Le persone col tempo si adattano alla nuova realtà, anche se la tristezza legata al ricordo della persona deceduta non scompare mai del tutto.

Il lutto non è una malattia dalla quale dobbiamo riprenderci, ma è un’esperienza in continua evoluzione. Lascia dentro di noi una cicatrice profonda che non andrà mai via del tutto e che spesso nessuno può capire. Questa cicatrice ci ricorda che possiamo ritrovare la persona che non c’è più nel nostro mondo interno: nei ricordi, carichi di affetto e malinconia, e nel tempo che abbiamo trascorso insieme a lei. Alcuni di noi possono avere una manifestazione emotiva interna seppur non mostrando dolore come Re Carlo ed è per questo che non bisogna criticare o giudicare il dolore degli altri.





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