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Positiva 19 volte al tampone viene licenziata. Ma quanto è affidabile questo strumento?

Una donna 49enne originaria delle Marche e residente a San Giovanni di Colonnella in provincia di Teramo, ha ricevuto il ben servito dall'azienda in cui lavorava a causa della sua positività al Covid19. La motivazione presto detta: "potrebbe contagiare gli altri colleghi di lavoro". Una lunga positività riscontrata a seguito di 19 tamponi.



Dopo un lungo calvario, Nadia Cava sembrerebbe però essere ancora positiva al virus e costretta quindi alla quarantena e a tante privazioni. Non ha potuto partecipare al funerale della madre e al matrimonio della figlia, e il prossimo 2 di settembre con ogni probabilità non potrà nemmeno recarsi al nuovo lavoro, offertogli da un'altra azienda.


Certo è che i produttori del test, affermano che i tamponi hanno un'affidabilità dell'85%, ma essere positivi a distanza di tanto tempo e dopo 19 tamponi è alquanto singolare.

I tamponi però hanno enormi . "Esiste il problema dei falsi negativi" afferma il Prof. Rossolini, esperto di microbiologia e virologia; "Se durante il prelievo del materiale organico ci fosse anche soltanto una micro presenza di sangue, il risultato sarebbe compromesso" e " lo stesso accadrebbe se il virus, che come sappiamo può attaccare più organi, non si trovasse nelle alte vie respiratorie!".


Nessun test è perfetto ma attualmente per cercare di individuare con certezza il Covid, è l'unico strumento attendibile che abbiamo. Il problema è che ci sono ancora tanti lati oscuri e la sanità sta appena iniziando ad imparare e a gestire la malattia Covid19.



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