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Reportage - Prostituzione cinese e Coronavirus: "Noi a lavoro anche con il lockdown!"

Era il 20 febbraio 2019, quando un 22enne di origini piacentine e residente a Crema, aveva deciso in tardissima serata, di recarsi presso il centro massaggi orientale "Farfalla", situato in via Stazione al civico n. 64, con l'intento di ricevere un rapporto sessuale, vista la rinomata disponibilità delle ragazze che ci lavorano e che spesso non si limitano al solo massaggio curativo, bensì anche a manipolazioni "molto particolari".



Sebbene non si sappia bene cosa sia successo all'interno di una delle stanze del centro, possiamo immaginarlo. Il giovane visibilmente alterato dall'alcool inizia il massaggio e ad un certo punto chiede alla ragazza di turno di completare l'opera con un rapporto completo. La ragazza non risponde perché non sa l'Italiano, così come tutto il personale del centro, se non qualche sporadica parola inerente il costo delle prestazioni. A tal punto si è scatenata la rabbia del 22enne che dopo aver allungato le mani ha aggredito dapprima la ragazza del massaggio con una furia inaudita, per poi danneggiare l'ingresso del centro, colpendo anche con un forte calcio alla pancia un'altra giovane incinta presente nella hall.


Dopo quanto successo le due ragazze cinesi hanno sporto querela nei confronti del ragazzo piacentino, ma al processo iniziato pochi giorni fa non si sono presentate, risultato sparite nel nulla. Le ricerche per tentare di individuarle sono state inutili ed i giudici hanno chiesto alla polizia giudiziaria di continuare la ricerca. E' stata fatta persino una richiesta al consolato per cercare di reperirle, ma fino ad oggi nulla di nulla. In aula è poi emerso che una delle due donne aveva un precedente per il reato di prostituzione. Entrambe le vittime erano regolari sul territorio con il permesso di soggiorno in fase di rinnovo. Il processo è stato rinviato al 9 di febbraio.


Esiste un mondo invisibile che conosciamo poco o nulla. E' quello della migrazione cinese, spesso costituita da giovani ragazze, dalla cultura molto bassa, che si recano in Italia per svariati motivi economici. Arrivate in Italia finiscono spesso nel business del sesso, impiegate o in appartamenti oppure in centri massaggio disseminati in tutta la nazione e spesso situati nei pressi delle vie delle stazioni e nelle grandi città. Le ragazze impiegate nei centri, sono spesso regolarizzate e con permesso di soggiorno, anche se non conoscono una sola parola d'italiano. Regolarizzazione che avviene causa di forza maggiore per evitare i controlli della finanza e dell'Ausl o delle forze di polizia, essendo attività totalmente riconosciute. In questi centri massaggio si eseguono trattamenti a nudo integrale con manipolazioni particolari, ma il più delle volte senza prestazione sessuale. Le ragazze invece inserite nei contesti abitativi sono quasi tutte senza documenti ed arrivano in Italia da canali oscuri. Arrivate in quelle case - galera, non escono mai e svolgono continuamente il lavoro di prostitute. Qualcuno gli porta il cibo e le controlla da molto vicino. Vivono in casa per un tot di tempo e poi vengono fatte girare negli altri appartamenti disponibili, per fornire ai clienti spesso italiani e sposati, sempre nuove donne. Sono ragazze di età compresa tra i 18 e i 24 anni, ma qualche volta più grandi, o anche più piccole di 18 anni, ma non possiamo saperlo con certezza.


Nelle scorse settimane abbiamo avuto modo di parlare con "Jihao" o almeno così ha detto di chiamarsi. Una 20enne insolita. Parlava benino l'italiano e aveva un fidanzato conosciuto proprio nel nostro paese. Una bella ragazza, che in Cina ha conseguito il diploma infermieristico. Jihao lavorava in un centro massaggi orientale del reggiano. Ora non ci lavora più e anche lei sembra sparita nel nulla.


Le sue parole: "Sono fortunata perché seguo orari di negozio. Posso uscire, "non come quelle in casa", ed andare a fare spesa. Le persone che vengono qui non danno problemi. Qualcuno chiede di più ma quando diciamo no paga e se ne va, contento comunque, perché non li lasciamo mai insoddisfatti. Concludiamo sempre con la mano. Non è un lavoro che mi piace, ma lo devo fare perché mi servono i soldi per crearmi un futuro in Italia. In cina si guadagna troppo poco e si viene sfruttati. C'è il comunismo finto. Non è tutto di tutti, ma solo di alcuni e gli altri sono costretti a lavorare per una ciotola di riso e un posto dove dormire, anche 10 ore al giorno".


Vedendo la sua disponibilità le abbiamo chiesto se questo fenomeno potesse portare rischi al nostro paese per il Coronavirus e ci ha risposto:


"Secondo me il virus si è diffuso tanto proprio per questo. Da noi ci si tocca, ci si sta vicini, altro che distanziamento. Noi non baciamo per regola e chi lavora in casa usa preservativo, ma solo quando si deve fare sesso. Coi preliminari no. Arrivano ragazze che non ho mai visto e poi scompaiono nel nulla. Nessuno sa niente di loro. Ho paura anche io di stare vicino a loro, perché non lo so se hanno il virus. Da noi vengono italiani e stranieri di ogni età, ma spesso benestanti e sposati e con lavori importanti. Poi tornano dalle mogli e dai figli. Anche durante il lockdown si è continuato a lavorare. Noi qui no, ma nelle case la gente è continuata ad andare. Voi italiani vi state mettendo a rischio e non ve ne accorgete nemmeno o non volete pensarci, perché non resistete a non volervi sfogare...".


Dopo queste parole la nostra preoccupazione è aumentata notevolmente. Su questo mondo bisognerebbe vederci a fondo, ma magari si sa già e si fa finta di non vedere, perché questi centri pagano le tasse e guadagnano moltissimo denaro...


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