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La Corte Europea e l'ultimatum all'Italia: "Non tutela abbastanza le donne vittime di violenza".

7 milioni di donne dai 16 ai 70 anni in Italia, hanno subito violenza. Numeri sconvolgenti se solo si pensa che il più delle volte a praticarla sono stati partner o ex partner, gli stessi che avrebbero dovuto proteggerle. Nel 2019, ogni 3 giorni in Italia una donna è stata uccisa.



Il nostro paese ha cercato, a seguito di questi numeri allarmanti, di correre ai ripari con una legge emanata il 19 luglio 2019, dal nome "codice rosso". Tale legge è stata studiata a tutela di soggetti deboli che subiscono atti persecutori, violenze o maltrattamenti. Una correre ai ripari che però non sembra aver portato grossi benefici, tant'è che in Europa si continua a vedere ancora l'Italia come un paese non sicuro per le donne.


Secondo la corte di Strasburgo, l'Italia è inadempiente alla convenzione di Istanbul. Tale convenzione del Consiglio d'Europa mira alla prevenzione e alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e delle violenze domestiche. Nata del 2011 e approvata in Italia nel 2013, la legge stabilisce una serie di delitti caratterizzati da violenza contro le donne e prevede che lo stato includa nei codici penali questi delitti o in altre forme di legislazione. I reati previsti sono: "violenza psicologica, stupro, matrimonio forzato, mutilazioni genitali femminili, aborto forzato e sterilizzazione forzata e molestie sessuali". Vengono inseriti anche atti criminosi commessi in nome dell'onore.


A seguito di questa convenzione, la corte di Strasburgo ha ritenuto il nostro paese inadempiente e stracolmo di criticità. Proprio a tal proposito l'Italia ha ricevuto un ultimatum che prevede che entro il 31 di marzo 2021, il nostro paese, dovrà fornire al comitato dei ministri del consiglio d'Europa, tutte le informazioni inerenti alle misure adottate e previste per garantire un'adeguata ed efficace valutazione e gestione del rischio". In particolare viene chiesto di fornire rapidamente un completo sistema di raccolta dati sugli ordini di protezione e di fornire dati statistici sul numero di denunce ricevute, i tempi medi di risposta delle autorità e il numero di ordini di protezione attuati.


Per il comitato dei ministri, l'Italia dimostra ancora incapacità di gestire al meglio l'allarmante fenomeno e ciò è dimostrato dalle tante archiviazioni processuali delle denunce, portando quindi un alto rischio di reiterazioni del reato da parte dei carnefici.


L'Italia in passato è già stata condannata dalla Corte di Strasburgo, che aveva avviato una procedura di verifica su tutto il sistema anti violenza in vigore, obbligando a risolvere rapidamente tutte le criticità che avevano portato alla mancata di reale protezione delle donne. Gli ultimi dati inviati dal nostro paese che risalgono al 2018 sono risultati allarmanti ed insufficienti a valutazioni reali del tema.


Ritardi incomprensibili su un tema delicatissimo che hanno spinto l'Europa a darci un ultimatum. Se entro marzo 2021 non informeremo di come vanno le cose, saremo ulteriormente e pesantemente sanzionati e subiremo forti provvedimenti.


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